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No, non è l’assistenza che tiene alti i prezzi dei prodotti, al contrario, l’assistenza nasce proprio per aiutare i celiaci ad accedere a prodotti che per la necessità di selezionare materie prime a filiera controllata, per i numerosi controlli interni per garantire l’assenza di glutine, per i significativi investimenti in ricerca e sviluppo per migliorare costantemente la qualità dei prodotti, e, in ultimo, per il mercato di nicchia cui vanno a rispondere, costano più dei prodotti tradizionali a base di farina di frumento.

L’erogazione gratuita, fino ad un tetto massimo di spesa, nasce in Italia negli anni ’80, per garantire l’aderenza alla dieta senza glutine da parte del celiaco, che è l’unica terapia fino ad oggi conosciuta per questa patologia cronica. L’erogazione, così come le altre forme di assistenza previste in molti altri Paesi Europei, si è resa necessaria a causa dei prezzi alti dei prodotti senza glutine rispetto agli alimenti convenzionali. Di conseguenza possiamo dire che l’erogazione è l’effetto (e non la causa, come a volte si sostiene) dei costi elevati. La consapevolezza che le terapie che vanno seguite per tutta la vita, tipiche delle patologie croniche, presentano un alto tasso di mancata aderenza, giustifica l’impegno ad assistere i pazienti, che rischiano gravi conseguenze, anche irreversibili, se non osservano la terapia.  Ciò non esclude che tali prodotti abbiano una curva di domanda “anelastica” rispetto al prezzo, che finora ha contribuito a rallentare un adeguamento dei prezzi al mercato di un prodotto ormai maturo e consumato da molti. Gli alimenti naturalmente senza glutine, invece, quali ad esempio il riso, non sono oggetto della erogazione, non presentandosi sul mercato distinzione tra alimenti per celiaci e per la generalità della popolazione, quindi avendo lo stesso costo e la stessa accessibilità di chi non ha questa patologia. L’erogazione gratuita non è un’assistenza al reddito della famiglia in cui è presente un paziente celiaco, ma uno strumento di accesso alla terapia.

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