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Gli additivi alimentari: sono dannosi per la salute? sono sempre consentiti se sono presenti in un prodotto alimentare etichettato “senza glutine”?

Gli additivi alimentari, di per sé, non “fanno male” e il loro uso è regolamentato a livello europeo. Tutti sono potenzialmente a rischio di contenere glutine, sia per le materie prime impiegate sia per possibili contaminazioni accidentali. L’idoneità di un prodotto finito non è data, unicamente, dalla somma delle idoneità dei singoli ingredienti, ma anche dalla verifica del processo produttivo e dei rischi che questo comporta. Pertanto, l’indicazione, per alcune classi merceologiche, di additivi “consentiti” non va intesa come un giudizio di idoneità generica per quell’additivo, ma sempre come giudizio di idoneità della classe merceologica specifica che è stata valutata.

Gli additivi, di per sé, non “fanno male” e vengono utilizzati dai produttori alimentari per conservare gli alimenti, quindi aumentarne la durabilità (aspetto importante per prodotti che non hanno il tasso di consumo dei prodotti convenzionali e che quindi spesso devono “durare” di più), e per migliorarne le caratteristiche sensoriali (coloranti, addensanti, emulsionanti, dolcificanti, esaltatori di sapidità, ecc.). L’uso di additivi è pratica comune a tutta la produzione alimentare ed è regolamentato a livello europeo (quali si possono utilizzare, in quali prodotti e con quali concentrazioni massime). Tutti gli additivi vengono sottoposti quindi ad un processo di valutazione della sicurezza prima di essere autorizzati per l’uso alimentare. 

Tutti gli additivi sono però potenzialmente a rischio di contenere glutine, sia per le materie prime impiegate sia per possibili contaminazioni accidentali.
Con il Regolamento Europeo 1169 del 2011, relativo all’etichettatura, l’eventuale presenza di glutine in tutti gli ingredienti e quindi anche negli additivi in genere deve essere chiaramente dichiarata in etichetta. Ciò non è però sufficiente, perché è necessario valutare anche l’idoneità del processo produttivo per ritenere il prodotto idoneo al celiaco.
L’idoneità di un prodotto finito alimentare, non è data, unicamente, dalla somma delle idoneità dei singoli ingredienti, ma anche dalla verifica del processo produttivo e dei rischi che questo comporta. AIC non ritiene utile ad oggi esprimersi sull’idoneità dei singoli additivi, che potrebbe erroneamente portare il celiaco a ritenere sicuro un prodotto solo sulla base della lista degli ingredienti.
L’indicazione, per alcune classi merceologiche, di additivi “consentiti” (per esempio succhi di frutta con acido ascorbico o citrico) non va quindi intesa come un giudizio di idoneità generica per quell’additivo, ma sempre come giudizio di idoneità della classe merceologica stessa per cui si ammette la presenza di specifici additivi, di cui si è valutata la concentrazione massima utilizzata in quella specifica categoria di prodotti, escludendo la possibilità di presenza di altre fonti di glutine.
Questo significa che, anche in caso di contaminazione da glutine dell’additivo, il contenuto in glutine totale del prodotto finito, per quella classe, risulta < 20 ppm e quindi non tossico per il celiaco.

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