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Cosa sono gli studi clinici?

Uno studio clinico è un programma di ricerca che coinvolge soggetti volontari (definiti partecipanti) allo scopo di ottenere risultati che confermino oppure aggiungano nuove conoscenze in ambito medico. Esistono generalmente due tipi principali di studi clinici: studi di sperimentazione clinica e studi osservazionali.

Studi di Sperimentazione Clinica

In questo tipo di studi i partecipanti ricevono specifici trattamenti (farmaci, ausili, strumentazione, procedure, approcci dietetici o comportamentali, ecc) a seconda del protocollo e del disegno sperimentale ideato dai ricercatori. Uno studio di sperimentazione clinica può ad esempio confrontare un nuovo approccio medico (farmacologico o non farmacologico) ad uno standard attualmente in vigore, oppure ad un placebo (trattamento che non contiene I principi attivi in esame). Quando un farmaco o un approccio nuovi vengono esaminati in uno studio clinico, generalmente si parte da una situazione in cui non si conoscono gli effetti e I benefici (o gli svantaggi) di questi rispetto ai farmaci o agli approcci già a disposizione. Infatti, tra I principali obiettivi di uno studio clinico di sperimentazione, soprattutto nelle fasi iniziali, figurano la valutazione oggettiva della sicurezza e dell’efficacia del nuovo approccio, e ciò viene fatto misurando alcuni specifici parametri prefissati nei soggetti partecipanti.

Quella categoria di studi di sperimentazione clinica che trattano lo sviluppo di nuovi farmaci sono generalmente suddivisi in Fasi. Le Fasi constano di studi su gruppi di partecipanti a numerosità via via crescente (Fase 1, Fase 2, Fase 3, Fase 4), che richiedono molto tempo: difatti, dalla progettazione in laboratorio di un farmaco al suo ingresso sul mercato occorrono in media circa 15 anni. Gli studi di fase 1 vengono condotti su pochi volontari, in genere sani: il farmaco di nuova concezione viene somministrato a dosi possibilmente terapeutiche, al fine di escludere un’eventuale tossicità. Seguono poi gli studi di fase 2, che coinvolgono più soggetti (20-200), atti a valutare la possibile dose terapeutica (fase 2a) e l’efficacia (fase 2b), oltre ad ampliare i dati preliminari sulla sicurezza della nuova molecola. La fase 3 viene iniziata solo quando il farmaco è ritenuto sufficientemente sicuro ed efficace: a questo punto si possono quindi reclutare negli studi numerosi soggetti (200-2000) in maniera multicentrica (in più strutture tra loro coordinate), controllata e randomizzata (con un gruppo di soggetti assegnati casualmente, ossia “random”, a ricevere placebo piuttosto che il farmaco). Solo dopo la conclusione di questi grandi studi ed in caso di risultati positivi in termini di efficacia e sicurezza, si può procedere alla commercializzazione del farmaco, i cui effetti continuano però ad essere costantemente monitorati dalle agenzie governative (Fase 4, o fase della farmacovigilanza).

L’arruolamento dei partecipanti è in ogni caso una fase critica e fondamentale di tutti gli studi clinici (anche osservazionali) e si basa su una serie di criteri detti di inclusione (ossia di eleggibilità) e di esclusione, in base ai quali i soggetti rispettivamente hanno oppure non hanno i requisiti richiesti per effettuare lo studio e ottenere i corrispondenti risultati.

Studi Osservazionali

Uno studio osservazionale tende a dimostrare i possibili effetti di vari fattori di rischio o protettivi, su un gruppo di persone, osservando gli eventi che si verificano senza alcun intervento da parte dello sperimentatore. Ciò a differenza degli studi di sperimentazione clinica in cui lo sperimentatore introduce un nuovo fattore, ad esempio un farmaco, per valutarne l’effetto sulla popolazione osservata. In uno studio osservazionale i ricercatori osservano i soggetti ed effettuano misurazioni, e non intervengono attivamente nell’esperimento. Questo è anche chiamato, in inglese, natural experiment.

Normativa Italiana

La sperimentazione clinica prevede la partecipazione di molti operatori. Innanzitutto per tutti i tipi di studi clinici un ruolo fondamentale è svolto dai Comitati Etici: si tratta di organismi indipendenti, senza scopi di lucro, costituiti nell’ambito di una struttura sanitaria o di ricerca scientifica e composti secondo criteri di interdisciplinarietà. Per le sue decisioni ed attività il Comitato Etico di una struttura sanitaria o di ricerca fa riferimento alla Dichiarazione di Helsinki del 1964, alle norme di “Good Clinical Practice”, alle leggi nazionali ed internazionali e, dove applicabili, alle raccomandazione del Comitato Nazionale di Bioetica. Il Comitato Etico in generale ha i seguenti compiti in merito all’approvazione di uno studio clinico:

  • verificare l’applicabilità della sperimentazione proposta valutandone il razionale
  • l’adeguatezza del protocollo (obiettivi, disegno, conduzione, valutazione dei risultati)
  • la competenza e l’idoneità dei ricercatori
  • valutare tutti gli aspetti etici, con particolare riferimento a:
    •  consenso informato
    •  tutela e riservatezza dei dati per salvaguardare i diritti, la sicurezza ed il benessere dei soggetti coinvolti nella sperimentazione clinica. (DM del 18/03/1998 “Linee guida di riferimento per l’istituzione e il funzionamento dei Comitati etici”).


Essendo queste attività spesso molto complesse, è necessario che nel Comitato Etico siano presenti diversi componenti per poter discutere di aspetti scientifici e non, prima di autorizzare un protocollo di ricerca. Altri ruoli hanno poi le Direzioni Generali delle strutture sanitarie (per la definizione dei contratti), e nel caso di studi che coinvolgono nuovi farmaci l’AIFA per l’autorizzazione degli studi/emendamenti di ogni Fase, l’Istituto Superiore di Sanità per il parere consultivo sugli studi/emendamenti di Fase I/II, il network Eudravigilance per la segnalazione di reazioni avverse serie e inattese in corso di sperimentazione.

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